Dal Covid riflessioni sulle cinque dita della mano


Dal Covid riflessioni sulle cinque dita della mano

E’ più di un anno che stiamo tutti vivendo questa crisi profonda della globalizzazione. Il COVID-19 ha esposto apparati, imprese, lavoratori, cittadini ad un confronto forzato con il proprio “specchio”.

Risultato? Tante evidenze tenute nascoste non hanno più coperta ed i modelli organizzativi di qualsiasi dimensione hannobisogno di essere ripensati.

Mister Covid è volato sulle ali delle vie aeree e ha attraversato tutti i continenti, mettendo a terra merci, passeggeri, regole di socialità e sistemi sanitari. Si è nascosto tra le pieghe dei nostri abbracci e ha creato le distanze, non solo dal vicino di casa o dal passante, ma anche tra nazione e nazione. Approfitta dei nostri corpi fisici per sopravvivere e attacca i nostri corpi sociali. Mister Covid è minuscolo ma furbo e noi umani non lo siamo ancora altrettanto.

Stiamo reagendo sì, ma viviamo quotidianamente una profonda fase di incertezza per ciò che è e che sarà. Non è lungimirante dire che torneremo ad una normalità diversa. E’ meglio ammettere che molti modelli fin qui visti non saranno più adeguati in un mondo che sta cambiando le regole di relazione.

Regole di transito delle merci e delle persone, regole di salubrità degli ambienti sociali e di lavoro, regole di solidarietà tra le imprese, tra gli stati, tra i cittadini.

Un percorso lungo, catartico, in fondo previsto ed anticipato da molteplici segnali di scricchiolio del sistema.

Eppure, cinque ragioni per intravedere un orizzonte positivo, come le cinque dita di una mano

Pollice: Covid si indebolisce grazie alla risorsa vaccino, farmaci, più igiene. Ogni giorno in più sappiamo come combatterlo e come cambiare le nostre abitudini. E stiamo imparando dai tanti errori fatti per superbia e superficialità.

Indice: ci sono visioni di sostenibilità, ripresa, resilienza. Parole che si stanno riempiendo di contenuti strategici a lungo termine. Non è poca cosa.

Medio: siamo maggiormente consapevoli di essere in mezzo ad un equilibrio dove un piccolo microrganismo può scatenare una vera e propria guerra economica, con migliaia e migliaia di morti. Stiamo imparando a condividere le conoscenze fondamentali anziché ricercare il primato della propria entità sempre e per forza.

Anulare: stiamo imparando che dall’unione di competenze diverse si raggiungono traguardi ad un primo sguardo inarrivabili, non omologandole ad un unico standard o amministrandole con passaggi inefficaci.

Mignolo: le piccole strutture possono fare la differenza, riescono a permettere la presa. Non servono più immensi raggruppamenti, immense città. La capillarità dei sistemi può ridurre la difficoltà a “mangiare un elefante tutto insieme”. Abbiamo già tutti gli strumenti per capovolgere il paradigma del  “grande è meglio” nel “tanti piccoli, in coesione di intenti, per (ri)emergere”.

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